NEL PROFONDO DI QUESTE BOTTIGLIE C’E IL RACCONTO DI QUATTRO GENERAZIONI

Sono Marco Cantisani, un giovane agricoltore ho avuto la fortuna di poter intraprendere questa attività, grazie alle generazioni che mi hanno preceduto. E dunque con l’esperienza di nonno Marco, la passione di papà Tonino e con i miei studi nel campo agricolo, tutti insieme e ben legati fra loro, sto provando a valorizzare questo fantastico ‘patrimonio’ la “terra”.

Il racconto ha inizio con il mio bisnonno Andrea, che ho avuto la fortuna di conoscere e che appena bambino (tra 6 e 10 anni) mi prendeva per mano e mi portava a passeggio nelle nostre terre e nel periodo della vendemmia nel vigneto, lui assaggiava i grappoli per vederne la maturazione e quelli più dolci me lì porgeva per farmeli assaggiare, spiegando che uva era le qualità i profumi ecc.

Tutte le tipologie erano state scelte ed impiantate da lui, la prima volta appena sposato, nel 1930.

Foto Nonno
Allora s’impiantava con i buoi che con l’aratro di legno solcavano il terreno e poi il resto con la forza delle braccia. Il nostro vitigno principe, diceva è il barbera del Sannio, oggi “Camaiola” è arrivato da queste parti dopo l’unità d’Italia, e lui lo ha impiantato per la prima volta prima di partire per la seconda guerra.

Il vino allora era una bevanda per ricchi, nel mondo contadino si beveva l’acquata, cioè l’acqua immersa nelle vinacce che si colorava di vino. Ma per lui era buono perché, diceva, sa del mio sudore, e anche così l’acquata prendeva i profumi intensi del barbera.
Man mano questa del vino divenne una nuova fonte di reddito e nonno Andrea, insieme al figlio Marco (mio nonno) iniziò a commerciare in vino, prima in privato ed alle cantine vicine e poi fino a Caserta e Napoli.

E così questo vino veniva sempre più conosciuto ed apprezzato. Dal napoletano e Casertano venivano sempre più persone ad acquistare in un primo momento vino, poi uva, ed in particolare il barbera, lo utilizzavano per aromatizzare e tagliare altri vini. Tutto ciò fu un bene perché i vigneti e la produzione di uva del nostro territorio s’incrementarono, ma fu anche un male perché i viticoltori che prima si dedicavano al vino trovarono più conveniente vendere l’uva.

Anche i miei nonni fecero questa scelta, seppure conservavano alcuni clienti a cui vendevano il vino. E dunque sono arrivato io che con l’aiuto di mio padre e l’esperienza di mio nonno ho rimesso in piedi la vecchia tradizione del vino; Con l’idea di valorizzare queste colline di San Lorenzello, protette da Monterbano (in dialetto Montruano) e tutti i suoi antichi prodotti tipici, per noi i vitigni del Barbera del Sannio e della Falanghina.

Nell 2014 ho creato la mia piccola azienda agricola, nel 2015 ho reimpiantato un ettaro e mezzo di vigneto con 3000 viti di barbera, 500 di falanghina e 200 di montepulciano; tutti già esistenti nel vecchio vigneto. Abbiamo selezionato i tralci, li abbiamo portati al vivaio e su portainnesti di qualità li abbiamo fatti riprodurre. Mi sono dato due obiettivi molto sfidanti:

1. Fare un vino di qualità con pratiche antiche e naturali con un gran rispetto della natura;

2. Provare a stimolare altre iniziative del mio territorio e con loro valorizzare i prodotti buoni e genuini del nostro territorio.

Marco Cantisani

Uno sguardo al futuro seguendo la tradizione, questo puoi provarlo solo nei nostri vini.